MOSTRE PERSONALI DI SAURO BENASSI E MARCO AMORE.
Scopri la mostra personale di Sauro Benassi e Marco Amore, tenutasi dal 18 al 30 maggio 2024 presso Galleria Wikiarte.
Volgere lo sguardo alla realtà, percepirne la propria ed intima valenza per condividerla attraverso il manufatto. Rappresentativo del corpo umano come del semplice oggetto, minuziosamente ritratti con l’impiego di tecniche che allineano istintivamente, stante la magistrale esecuzione, la pittura alla fotografia. Ed, alternativamente, artefatto quale medium, della visione diretta concessa dall’artista all’occhio umano tramite studiati intagli, insiti di vibrante provocazione, che sottraggono materia al supporto, rileggendone il valore quale veicolo e fonte di personale percezione.
Lo spettatore è sfidato a distinguere tra dipinto e realtà volgendo l’attenzione alla rappresentazione di quest’ultima, colta asetticamente quale emblema dell’alienazione della società contemporanea e ripresa in pittura attraverso le figure, i ritratti, le nature morte ed, in particolare, il cibo. Soggetti ed oggetti fedelmente riprodotti nella loro autenticità dalla mano esperta di Marco Amore. Siciliano d’origine, bolognese d’adozione, alimenta l’innata passione per il segno tramite la sperimentazione di tecniche diverse: la matita e la penna, inizialmente ed in giovane età cui seguirà, nel 2007, l’uso delle tempere – regalategli dalla moglie a fronte di un periodo di riposo obbligato – quindi l’acrilico, ed infine l’olio. Su tela o legno, assecondando la pulsione del momento, su cui prendono vita, citandone solo alcune, la Maja Desnuda se non il Ratto delle Sabine, dipinti tratti rispettivamente dalla celebre opera di Goya e dai racconti di Plutarco e Tito Livio. E forte ispirazione, le cui radici affondano nell’acume descrittivo di Pedro Campos come dalle filtrate distorsioni di Alyssa Monks, esponenti primari dell’iperrealismo, cifra stilistica dell’opera di Amore.
Dualismo, quale naturale evoluzione della costante ricerca di Sauro Benassi, resa sintesi dal motto ciò che è. Oltre il senso di ’apparenza’, nei termini di corollario del precedente ciclo, compare la mera realtà: celata dalla tela ed accessibile attraverso due fori praticati manualmente sul supporto, ora figurato. Da cui scorgere immediatamente l’essenza del reale, privo per sua natura di ogni intento o orpello descrittivo, definendo una dimensione volutamente asettica ed alternativa la cui creatività, vincolata solo esteticamente ai dettami dell’Op-Art, è sinonimo della pura, personale ed incondizionata soggettività dell’osservatore. Palese l’accento poetico, quale accettazione di un’arte che nasce non negli occhi dell’artista ma, attraverso l’operato di quest’ultimo, nel cuore e nella mente di chi osserva, definendo e rinnovando le forme ed i colori del ‘veduto’ quali effetto, se non esercizio, dell’occhio umano. E status, leggibile nel nuovo equilibrio che, inscindibilmente connesso alla persona, conia un linguaggio visuale che colma il divario tra realtà e percezione attraverso l’universalità dello sguardo.
Testo critico e presentazione:
Pietro Franca