BLKAT E STEFANO MANZOTTI

La memoria, evocata da icone del nostro vissuto o immortalata dalla creazione di scenografie, che diviene tangibile manufatto. Impattante, stante l’impiego  dell’aerografo su cartelli stradali rifrangenti, o teatrale, se frutto di una visione la cui fattura, abilmente dipinta con colori ad olio, riflette, attraverso la metamorfosi, l’incondizionata fantasia della composizione.

Passione e creatività, alimentate dagli studi sul graffitismo e sulle altre forme d’arte visuale, al pari sostenute dalla lunga esperienza presso l’atelier del maestro Giuseppe Malgioglio, conducono Mirko Proietti, in arte Blkat, ad abbracciare i canoni della pop-art, leggibili nella scelta dei soggetti ritratti e contaminata, nella valenza del messaggio veicolato, dai dettami della stessa Street Art. Da cui Deadpool e Wolverine, Mickey Mouse e l’indimenticabile Dick Dastarldy, se non Mia e Vincent, tratti dal celebre lungometraggio Pulp Fiction: indistintamente icone, che Blkat riprende attraverso l’impiego del cartello stradale quale supporto su cui ritrarre, stante l’accesa rifrangenza e l’immediatezza comunicativa dell’oggetto, personaggi cult del nostro tempo. Completano l’estetica dell’artista ternano i contrasti marcati, le vibranti cromie e l’inserimento di testi che dialogano provocatoriamente con l’indicazione preesistente, delineando la contemporaneità di una rappresentazione di cui Blkat è abile interprete e portavoce.

Scenografie, per natura funzionali e qui temporanee, che permangono ed assumono il ruolo di protagoniste nell’opera di Stefano Manzotti. Dipinti se non visioni, soventi antropomorfiche, frutto della composizione di oggetti inanimati, nel cui riflesso immaginare il motivo di chi li ha creati, o più semplicemente utilizzati, per divenire attori, coralmente partecipi di un’estetica che evolve. L’immediatezza espressiva, distintiva nell’iniziale produzione dell’autore, matura acquisendo profondità, a seguito di lunga gestazione, nell’impiego di diverse vedute tratte della medesima scenografia, e dei nomi attribuiti alle opere, questi ultimi, di natura giocosamente didascalica. La padronanza della pittura, al pari del disegno e della scultura, distingue l’accuratezza della rappresentazione che, supportata dall’innata mano felice, conia ed alimenta un originale linguaggio espressivo la cui apparente leggerezza, piacevole ed ora compiutamente rinnovata, custodisce ed esprime la forza immaginifica e l’intimo sentire dell’artista bolognese.

Pietro Franca
    Curatore