Il purismo formale che tutt’oggi incita un atteggiamento “apologetico” verso tutto ciò che si può definire leggibile, perde credibilità grazie alla mistificazione della materia dura, inscindibile. Da questo presupposto si muovono gli artisti che, con obiettivi diversi, sono uniti dal gusto di confessare la propria onniscienza che risiede nell’azione precedente alla realizzazione stessa del manufatto: la selezione. L’oggetto diventa kerygma di idee e principi evolutivi, testimoniando i medesimi fini pratici e teorici dell’artista. In ogni esercizio semantico vengono soppesati l’espressione artistica e la reazione suscitata, concludendo il processo dialettico con la critica legata al consenso o il dissenso del successo sociale. L’evidente prova di elevare l’ego a comprovato intenditore risiede proprio nell’accanimento a elaborare riflessioni dietro a ciascuna opera, depauperandone le vibrazioni. Quelli di Rafael Espada sono atomi, particelle elementari in costante e spontaneo movimento; la collisione di questi ne fa desumere una brillante molecola estemporanea di inediti concetti soprasensibili.  Rafael Espada è nato a Buenos Aires nel 1947, e trasferito a Milano nel 1970, dove abita e lavora. Artista    plastico autodidatta dopo la frequentazione di corsi di pittura e scultura all’Accademia di Belle Arti di    Brera.  Ha esposto in diversi sedi di Europa, Nord e Sudamerica e le sue opere si trovano in collezioni    private in Italia, Francia, Belgio, Germania, Svizzera, Venezuela, Messico, Brasile, Spagna,    Argentina, Ucraina, Uk e Stati Uniti d’America.

Recensione critica a cura di Sarah Lai

 

The formal purism that still incites an ‘apologetic’ attitude towards anything that can be defined as readable loses credibility through the mystification of hard, inseparable matter.  This is the assumption that drives the artists who, while pursuing different goals, are united by a taste for confessing their own omniscience, which lies in the action preceding the creation of the artefact itself: selection. The object becomes a kerygma of ideas and evolutionary principles, bearing witness to the artist’s own practical and theoretical aims. In each semantic exercise, the artistic expression and the reaction aroused are weighed, concluding the dialectical process with the criticism linked to consensus or the dissent of social success. The obvious proof of elevating the ego to a proven connoisseur lies precisely in the doggedness to elaborate reflections behind each work, depleting its vibrancy. Rafael Espada’s creations are atoms, elementary particles in constant and spontaneous motion, the collision of which gives rise to a brilliant extemporaneous molecule of unprecedented supersensible concepts.  Rafael Espada was born in Buenos Aires in 1947, and moved to Milan in 1970, where he lives and works. Plastic self-taught artist after attending courses of painting and sculpture at the Accademia di Belle Arti di   Brera in Milano. He has exhibited in several locations in Europe, North and South America and   his  artworks are in private collections in Italy, France, Belgium, Germany, Switzerland, Venezuela, Mexico, Brazil, Spain, Argentina, Ukraine, Uk and the United States of America. 

Critical review by Sarah Lai