Panorami, volti e nature morte cui l’artista volge lo sguardo per renderlo visione. Filtrata, questa, dalla personale sensibilità dell’artefice, e contaminata, dal contesto circostante, per assurgere al ruolo di narratrice; di un territorio, ad evocare il ricordo sempre vivo delle proprie origini, se non permeata di sogno, nella cui evanescenti figure leggervi l’intima valenza dell’artefatto.
Dalle bibbie medioevali ad i mosaici ravennati, dalle Storie di San Francesco di Giotto ad il Paesaggio con fiume di Leonardo, citando solo alcuni dei numerosi e rilevanti riferimenti, è il XV° secolo a ridefinire il ruolo del paesaggio nell’arte, da ancellare ad esso stesso protagonista. Lo stesso, dei panorami riletti pittoricamente da Aldo Aldi. Genovese, formatosi nella scuola dei maestri Anton Giulio Santagata e Giuseppe Cominetti, coglie l’ampio respiro e le suggestioni proprie del paesaggismo ritraendo le sfumature infuocate di un tramonto, le ombre che vestono il far della sera sera se non la morbida vivacità di un pagliaio. La scrittura di commedie, la realizzazione delle rispettive scenografie e l’atteggiamento restio nell’esporsi anticipano la costanza di una inesauribile dedizione alla pittura al pari del successivo consenso, attestato dalla presenza in collezioni private, pubbliche ed enti statali, e dall’essere membro di numerose accademie culturali non solo nazionali.
Custode dell’identità storica e stilistica del Sannio – antico territorio che attualmente include buona parte della regione Molise e le zone limitrofe dell’Abruzzo e della Campania – l’artista Mario Rauso, autodidatta, coglie i dettami estetici dell’espressionismo declinandoli secondo innata sensibilità attraverso la scelta di vibranti cromie, sospinte da un’indiscussa capacità immaginifica, in cui pulsa l’amore per le proprie origini. Da cui dipinti, se non disegni e sculture, di nature morte, panorami e figure femminili quasi comparissero in sogno, lontane dai soggetti tratti dall’antica Roma inizialmente prediletti. E sintesi, di un linguaggio che assume nuova veste, nell’intento compiuto di sedurre l’osservatore attraverso la propria e libera interpretazione quest’ultima, fine poetico, generosamente concesso dall’artista sannita. Completano il profilo di Rauso l’ampio numero di rassegne, sia personali che collettive, cui ha partecipato nonché i numerosi testi critici dedicati a valorizzarne l’operato ed attestarne il rilievo.
Testo critico e presentazione:
Pietro Franca