SULL'ARTISTA

Nasce a Popoli (PE) nel 1988, vive e lavora a Sulmona (AQ). Mostra in età precoce un’incredibile predisposizione al disegno, dedicandosi fin dall’adolescenza alla pittura. Inizia la sua formazione artistica da autodidatta, per poi proseguire gli studi all’Istituto Statale d’Arte di Sulmona. Negli anni affronta un’intensa ricerca pittorica e attraversa diverse fasi stilistiche, sino a sviluppare un linguaggio del tutto personale.
Di Emidio Mastrangioli si apprezza a prima vista la passione documentaria da cui emergono nature morte che lui chiama “nature vive” per fissare l’istante nella camera ottica. Le bottiglie deformate, le caraffe, i panni sul piano di una tavola, sono i pochi strumenti su cui il pittore esercita la più scrupolosa delle descrizioni. Se le famose bottiglie di Morandi sono un pretesto formale per l’esercizio compositivo, le bottiglie di Mastrangioli cercano una riproduzione del concreto non riducibile al gioco dei volumi puri. Affiora così una singolare “poetica del dettaglio” che riproduce il particolare in un “formalismo del vero” ottenuto nella mimesi più minuziosa. Più che di realismo, si dovrebbe parlare di “oggettivismo”, in memoria della tedesca “Neue Sachlichkeit”. I colori sono di complemento al richiamo plastico del disegno: eppure lo squillo cromatico riesce a farsi sentire nel gioco contrastato dei fondali che danno forza plastica agli oggetti. La poetica della “differenza” attorno ad un tema fisso e sempre variamente interpretato spiega la passione per il particolare che apparenta il pittore ad alcuni non dimenticati maestri della figurazione: Domenico Gnoli, Franco Sarnari, e Gianfranco Ferroni. Per mezzo della camera ottica, Mastrangioli offre così uno spettacolo del dettaglio quale emblema poetico di una più vasta esperienza del visibile.

Duccio Trombadori